La “PSEUDOLOGIA”Di Rebecca Horne

di Elisa Heusch

Questo mese vorrei far cadere l’attenzione su un lavoro artistico tanto creativo quanto particolare, che ho scoperto navigando online alcune settimane fa. L’artista tedesca Rebecca Horne (performance artist, scultrice e anche regista) ha realizzato un lavoro originale, organizzando oggetti di uso quotidiano in nature morte e tableau pieni di illusioni, creando dei mondi di relazioni visive inaspettate.

“Pseudologia fantastica” e’ un termine psicologico usato per descrivere qualcuno che intreccia storie quasi deliranti nella propria narrazione personale. E’ un’idea questa che sa essere anche in qualche modo sinonimo del fare Arte.

La Horne ha utilizzato questo termine per la sua prossima pubblicazione, appunto “Pseudologia”, che accompagnera’ la sua mostra “Buried Intentions” che si terra’ il prossimo autunno presso la Galerie Confluence di Nantes, in Francia.

Lei stessa ha spiegato: “Non penso ad un artista come a un bugiardo, ma piuttosto come qualcuno che inventa le cose e vive, almeno in parte del tempo, in una realta’ alternativa data dalla sua stessa creazione. Mi piace il fatto che il falso possa riferirsi quasi alla qualita’ delle foto, che in questo libro sono iterative, costruite l’una sull’altra e dipendenti dalle loro relazioni.”

Le immagini di questo libro d’artista catalogano le “mini-performance, sculture temporanee ed esperimenti non scientifici” che mette in scena per la sua macchina fotografica.

Spiega la Horne: “Spesso inseguo un’immagine singola, che descrive perfettamente un’idea. Tuttavia, ho iniziato a rendermi conto che le fotografie che ho fatto poi per rendere le immagini autonome erano più vibranti. Così ho iniziato un’esplorazione di queste immagini più libere, più attive, organizzando, fotografando e creando ponti tra le immagini stesse.”

Queste fotografie piu’ libere esplorano iterazioni di forme come una sfera e il suo opposto: un buco.

Ad esempio nell’immagine “Calendario Lunare” ha tagliato della carta e dei piatti di carta in modo da creare la forma delle varie fasi lunari.

Ha quindi organizzato i pezzi per fare riferimento a un diagramma delle fasi lunari, disegnando somiglianze visive tra oggetti domestici e fenomeni astronomici. Lo spettatore riconosce immediatamente un piatto di carta come tale, ma anche come se fosse la luna, e in questo modo si puo’ dire che l’immagine fotografica si offre come un’analogia, piuttosto che una rappresentazione indicizzata della realtà.

Prendendo in prestito il linguaggio visivo della fotografia scientifica e presentandolo nuovamente dentro un mondo impossibile di sua stessa creazione, la Horne attinge alla presunta relazione della fotografia con la verità, giocando con la nostra inclinazione a credere a ciò che vediamo come uno strumento per scuotere il nostro senso della realtà.

Ha affermato l’artista: “Mio padre era un archeologo e penso che probabilmente alcuni dei miei impulsi provengano dagli scavi ai quali ho assistito con lui da bambina. Ho notato come gli antropologi provano a ricostruire una cultura dai più piccoli frammenti di prove.

È una ricostruzione imperfetta e a volte sembra che stiano inventando cose per ricreare mondi perduti. Tuttavia, quei frammenti sono importanti “.

In “Pseudologia”, gli slittamenti tra gli oggetti di uso quotidiano tridimensionali nella foto e i concetti che simulano sul piano fotografico bidimensionale, suggeriscono che il mondo che sperimentiamo proviene tanto dall’interno che dall’esterno.

Ciò che percepiamo nel mondo fisico ha la sua origine nel mondo della nostra immaginazione.

Solo che di solito non siamo portati a riflettere su questo meccanismo percettivo automatico, e questo e’ il merito di questo lavoro artistico e dell’ingegno creativo di colei che lo ha realizzato.

Nota dell’editore: e’ possibile preordinare “Pseudologia” tramite la campagna “Kickstarter” della Horne.

(il link del relativo sito e’ il seguente: https://www.kickstarter.com/projects/rebeccahorne/pseudologia/ )

Le immagini allegate sono alcune di quelle contenute nel libro.

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